Cos’è un protesto?
Il protesto è l’atto formale con cui un pubblico ufficiale (come un notaio o un segretario comunale) dichiara il mancato pagamento o accettazione dei titoli di credito. Questi ultimi fanno riferimento a tutti quei documenti che contengono la promessa di effettuare una prestazione a favore del ricevente.
I titoli di credito utilizzati per effettuare un pagamento sono essenzialmente tre:
- assegni: possono essere bancari o postali, sono circolari e non trasferibili;
- vaglia cambiali o pagherò: sono una promessa di pagamento entro una data stabilita;
- tratta: è un tipo di cambiale in cui un traente (chi crea il titolo) ordina ad un altro soggetto (trattario) di pagare il titolo ad un terzo (prenditore).
Cos’è un assegno protestato?
Si definisce protestato l’assegno che comporta l’avvio di un procedimento finalizzato ad attestare il mancato pagamento della somma specificata al suo interno. Anche se i motivi che conducono al protesto dell’assegno sono diversi, il principale è la mancanza di fondi sul conto di chi ha emesso tale assegno.
Quali sono le conseguenze di un assegno protestato?
Quando un assegno non viene pagato per tempo, chi ha emesso il titolo:
- riceve un telegramma o una raccomandata contenente l’avviso di levata. Da qui si attivano sia la procedura di protesto che il preavviso di revoca di 60 giorni per il pagamento;
- se copre l’assegno entro 60 giorni, gli saranno addebitati gli interessi legali, le spese di protesto e una penale di circa il 10% dell’importo.
Cosa succede se un assegno protestato non viene pagato entro 60 giorni?
Se invece non si copre l’assegno entro i 60 giorni, il nominativo di chi l’ha emesso sarà inserito nell’elenco Protestati del CAI, ossia la Centrale di Allarme Interbancaria gestita dalla Banca d’Italia. Qui resterà iscritto per 5 anni, anche dopo l’eventuale pagamento della somma dovuta. Ma le conseguenze negative non finiscono qui. Oltre all’iscrizione al CAI, infatti, il creditore subisce la revoca degli affidamenti esistenti e dell’autorizzazione ad emettere assegni di qualunque banca.
Cosa succede se non si riesce a pagare un assegno?
Chi emette un assegno che non può essere pagato per mancanza di liquidità, viene punito con una sanzione amministrativa pecuniaria dai 516 ai 3.098 euro. Per i titoli superiori a 10.000 euro o nel caso di ripetizione della violazione, inoltre, si applica una sanzione pecuniaria da 1.032 a 6.197 euro.